«Dobbiamo iniziare a far passare messaggi culturali positivi. Dobbiamo dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo e che essere secchione è bello. Almeno hai fatto qualcosa» articolo del corriere
premessa. la positività si genera grazie all'apertura globale. non grazie a una pessima comunicazione.
primo punto. d'accordo che a 28 ci si fa qualche domanda se si è ancora a cercare di laurearsi ma bisogna vedere il piano di studi che si para di fronte allo studente e come è inserito nella vita dello stesso.
secondo punto. essere secchione è brutto da dire ma dovrebbe essere la stessa università a invogliare a studiare con temi di attualità e di ricerca spinta all'innovazione culturale.
terzo punto. se lo stato non promuove per niente le politiche giovanili e le aziende fanno orecchie da mercante all'inserimento di nuove forze e accostamenti per passare l'esperienza da parte di chi è già inserito, non dico lo stage ma proprio un praticantato vecchia maniera e corsi interni all'azienda. non si nasce imparati e nemmeno con 10 anni di esperienza sul campo senza mai esserci andati.
quarto punto. dire "almeno hai fatto qualcosa" è come dire niente. "lei cosa ha fatto? qualcosa." come reagireste a essere o quello che fa fare il colloquio o quello che fa il colloquio a domanda e risposta del genere? sembra di andare avanti a occupare il tempo con cose a caso.
quinto punto. si argomenta sempre e meticolosamente la propria affermazione in modo tale da non essere fraintesi. dall'altra parte less is more ma ricordiamo god is in detail. per cui mio caro martone, viceministro del lavoro che non troviamo noi giovani, o le spari meno cruenti e più legate ai fatti o si fa meglio a star zitti. qua la gente passa il tempo tra un annuncio e l'altro, tra un concorso e un corso di aggiornamento, tra un colloquio e un lavoro in nero, tra mille promesse e falsi dei.
il lavoro non si crea dal nulla se non ci sono i soldi.
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