from hell doom will come - designing nonesense for everyday living blog about a doomed designer
giovedì 31 dicembre 2009
venerdì 18 dicembre 2009
mercoledì 16 dicembre 2009
domenica 13 dicembre 2009
Le boiate che si leggono in giro
venerdì 11 dicembre 2009
martedì 1 dicembre 2009
giovedì 19 novembre 2009
sabato 17 ottobre 2009
Reale come l'immaginazione
giovedì 15 ottobre 2009
Why this app?
Quanto avete faticato a capire come andava impugnata la penna per scrivere o quanto era dura la bici senza le rotelle. Ora invece é semplice utilizzare questi senza problemi. Vi risulta complesso usare un software per interpretare i vostri disegni nella terza dimensione e la vostra mentalità vuole ottenere la supremazia sulla macchina prima ancora di essersi esercitata nell'uso. E questo perché?
Esiste un momento che é come lo starnuto che non si riesce a trattenere come progettisti e si vuole farlo anche senza potersi soffiare il naso. Brusca come metafora ma serve per capire che abbiamo più fretta e il computer dovrebbe essere rapidissimo. Invece é solo il computer a essere veloce ma non i software che andiamo a usare. Ognuno assolve a qualche fine. Nessuno in particolare fa tutto il mestiere di cui si ha bisogno. Esistono eventuali eccellenze che in realtà sono accozzaglie di diverse unità e venduti tutti insieme che danno l'impressione di uno. Ci sono pochi che fanno parte del lavoro dell'architetto. Nessuno quello del design di prodotto. Tutto diventa come il design, in altre parole un compromesso tra dire e fare. Un problema come quello dei render e degli sketch a mano su carta. Non a tutti é familiare riuscire a fare un effetto disegnato giusto o con la forma che rispecchi il pensiero. Mettiamoci anche dover dimensionare un concept astratto verso la realtà dell'utente. Accadono cose nello sviluppo del progetto che fanno venire meno la voglia di fare ai più. Ma non deve essere tutto questo un limite. Come quando si apprende il linguaggio si scoprono le sfumature e le declinazioni. Si ama usare in certi casi le parole strane se si conosce l'aspetto che descrivono. Gli strumenti per il designer sono sia una protesi che un terzo occhio così, non più una sorta di blocco di creta da formare ma un'esperienza unica nel suo genere che permette di andare oltre la propria persona. Il computer si colloca là dove nessun altro strumento prima era giunto. Dona velocità e flessibilità. Saperlo usare alle basi é bene ma viene meglio se si ha la possibilità di scegliere, come una buona mazza a golf. Vi spingo dunque a vedere cosa ci viene offerto al giorno d'oggi e riflettere su quanto siamo disposti a imparare.
lunedì 12 ottobre 2009
Choice
venerdì 18 settembre 2009
Deriva della tastiera
Va bene che non si parla di salute ma il patema di un designer rispetto allo sviluppo del proprio progetto é pari a quello di un genitore verso il figlio dalla malattia ignota che rantola.
Il problema si complica quando manca la cosiddetta competenza tecnica, cosa che viene ricercata da tutti e poi smentita.
Esistono casi in cui saper fare le cose non é competenza tecnica ma estro. Un pensiero che sembra tale va verso chi con la tecnica produce il famoso stato dell'arte.
Nulla toglie il fatto che bisognare saper fare e saper dire come fare. Non dimenticando che é questione di conoscenza, una cosa accantonata da anni ormai e quasi come se fosse passata di moda.
Per colpa di questi pensieri molto di quello che potrebbe essere un mercato in emergenza é in realtà una piazza colma di pregiudizi e pigre conoscenze.
sabato 29 agosto 2009
giovedì 13 agosto 2009
ieri come ieri ma non oggi di certo
maldonado afferma che dalla nascita dello styling e dello streamline siamo costretti a diventare tutti dei consumatori, per non parlare di diventare da designer che progettano cose complete a designer di oggetti con data di scadenza, la più breve possibile.
mettiamo la apple su tutti!
costringe una massa di persone che può permettersi una cannonata di soldi, perchè un computer a 1000euro modello base non è democratico, a cambiare ogni 8 mesi il proprio pc o peggio cambiare il lettore mp3, rendendo impossibile qualunque integrazione con modelli vecchi.
mi pare che è molto virtuoso un pensiero come quello nokia dove sono ancora valide parti immortali dei cellulari come cuffie e alimentatori.
non mi sembra di fare un discorso del genovese del carugio dietro san lorenzo.
servirebbe pensare un oggetto come tale, come quando alla brionvega uscivano le radio. un oggetto in cui lo stile non era labile il giorno seguente ma era un oggetto di design dove tutto era ergonomicamente corretto ieri come oggi.
oggi si dice spesso della velocità degli eventi e della globalizzazione come parole che aiutino a dare un senso alla caducità delle forme e delle funzioni.
più che di design ormai si dovrebbe parlare di marketing applicato oltre ogni limite al "vendere oggi più di ieri", ormai estremizzato al "vendere ora più di un attimo fa".
in quest'ottica quasi surrealista potremmo dire che il design che abbiamo visto fresco al salone del mobile sia già vecchio e superato, vintage! siamo costretti a effettuare un restyle di tutto per essere al passo.
e la produzione?
ovviamente tutta a farsi friggere dato che ogni 2 settimane cambiamo quegli stampi che mandiamo in cina per ammortizzare questa pazzia.
e il futuro?
beh il futuro è tra un attimo! con questo pensiero il vedere i saloni per decidere le sorti di ogni cosa per programmi che durino 5-6 anni non sono più validi.
oggi andremo a comprare una cosa che sostituiremo col modello nuovo due minuti dopo!
lunedì 10 agosto 2009
questione di gusti?
direi che è problematico capire come vada la forma e l’estetica delle cose ma sono sicuro che oggigiorno ci siano troppe cose che abbiano una sostanza visibile.
tranne per alcuni casi come designer siamo spesso costretti a pensare di dare forma a pensieri che non sono tangibili. il motivo? attirare l’animo. troppo poco come motivo?
ora no mi ci dilungo ma assicuro che non esiste oggetto che attiri solo per il fatto che ci sia.
un esempio su tutti.
la comunicazione.
tutti noi possiamo comunicare con altre persone tramite la voce. quando vogliamo che raggiunga oltre la nostra soglia personale pensiamo che basti il tono maggiore.
ora come ora lasciamo da parte l’evoluzione da urla a radio per raggiungere mete abbastanza lontane.
arriviamo così al dopo telefono fisso, un oggetto che si è imposto come luogo.
ora siamo al tramonto del cellulare, un metodo di comunicare che ci permette di farlo in ogni luogo, ovviamente con il segnale raggiungibile.
leggendola in questo modo la storia della comunicazione dovrebbe terminare e invece no!
ci siamo dimenticati dei filoni non verbali ma scritti.
scripta manent, verba volant!
rapidamente, i segni, la scrittura e la pergamena, non dimenticandoci la scultura e i manoscritti.
il metodo era passato da comunicazioni istantanee a memorie di comunicazione.
in questo modo si è andato a perfezionare il modo per far diventare immortali delle comunicazioni.
la stampa poi ci misi la maggiore diffusione di tutto per tutti.
a un certo punto c’è la svolta: il telegrafo. un oggetto che permetteva di avere per scritto le parole in tempo reale o quasi a lunga distanza.
il passo successivo divenne internet: un metodo per avere testi diffusi più della stampa.
se la storia fosse solo questa sarebbe una noia mortale perchè tutto quello che ne uscirebbe sarebbe solo testo e parlare attraverso una scatola nera.
l’estitca viene a essere sempre cruciale nella comunicazione.
mettiamo nel parlare: una persona per strada che parla a alta voce non stimola l’interesse della gente ma un comizio con alcuni giorni di pubblicità sì, tutto grazie a una migliore presentazione dello stesso argomento.
mettiamo la vittoria del telefono sul telegrafo: tra dover decodificare una serie di simboli e sentire quello che viene scritto, come dire, è tutta un’altra cosa. mettiamoci anche l’installazione del telegrafo e del telefono e ognuno si faccia un’idea per rispondersi.
infine internet: vince spesso il sito che stimoli l’uso grazie al maggior uso di grafica e plugin per una migliore interfaccia e reattività. non è solo questione di ergonomia ma di appeal, tasti accattivanti e affini.
per ultimo il cellulare: il tacs era affascinante per la sua epoca ma oggi chi vorrebbe usare un oggetto ingombrante della motorola? marchi, forme e funzioni, molteplici e inutili molto spesso, queste sono le cose che ci condizionano. altrimenti basta un oggetto che vagamente ricordi la cornetta.
quindi non è questione di gusti ma di spinte multiple di un’evoluzione sfrenata dell’estetica di un consumo condizionato. non è per dire che è male ma solo che non vince la tecnica ma come viene venduta.
il tacs era e può essere ancora usato come telefono, non avrebbe problemi, ma l’iphone con la grande spinta mediatica e con l’effeto wow che ci mette non riesce a fare a meno di far dimenticare il problema primario di comunicare qualcosa verbalmente!
un giorno andrete a comprare qualcosa ma vi dimenticherete a cosa servisse di preciso.
martedì 4 agosto 2009
galleggiare
venerdì 24 luglio 2009
sabato 18 luglio 2009
giovedì 2 luglio 2009
Hic et nunc
Pensare dopo poco tempo, riflettere su più concetti e darsi da fare per risolverli tutti sono un modus operandi del nostro conscio che delinea progetti, ci rende pazzi furiosi delle cose.
La follia della razionalità dei pensieri si trasmuta in concept di progetti, un termine elegante per non affermare i difetti di irrisolte questioni che continuano a tormentare il nostro progetto. Un concept, dunque, non sembra altro che un embrione di progetto che sa in generale come nascerà ma non si vede subito: cresce. Nel suo aumentare di solidità, durante lo sviluppo, trae dal progettista la linfa di producibilità, riproducibilità, unicità, serialità e emozionalità.
Di fatto da concept non si nasce ma esistono cose che ne stimolano la procreazione. Si potrebbe dire che la mente dei designer sia sempre fertile e attiva mentre per dare al mondo i propri progetti serve la sostanza industriale o altro.
Quest'ultima parte é un dilemma.
Per mettere in moto il design su binari della realtà serve che ci sia una stazione di partenza sicura. Un target di mercato ricettivo certo.
Non si tratta solo quindi di design come di progetto di cose ma design con un fine tangibile, sia esso un oggetto fisico o una sensazione.
Qualcuno deve riceverlo. Non esiste cosa che non abbia utenza, diretta o indiretta.
Oggetti fine a sè stessi a quanto si possa notare o ricordare non esistono. Anche l'universo che non é di nostro design ci dona qualcosa, la sensazione di qualcosa più grande o di non essere soli o altre idee sulla paranoia umana.
Una riflessione di design va oltre sempre l'hic et nunc e ogni progetto ce lo dimostra.
mercoledì 1 luglio 2009
come mai tutto quel gpl?
iniziamo dalla fine con decine di morti, feriti e dispersi. si tratta di quanto è successo a viareggio.
fintanto che sono treni merce poteva accadere come a prato, solo un lieve, come direbbere quelli di trenitaglia, difetto al materiale rotabile. questo avrebbe causato solo dei ritardi nelle consegne, simile alla neve a genova e affini dell'inverno scorso.
la cosa non stupisce visto che i treni in italia cadono a pezzi e specialmente i merci sono rugginosi. salta proprio all'occhio di tutti i viaggiatori che se li vedono fermare sotto il naso nelle stazioni.
ora un passo indietro.
il treno trasportava qualcosa che non era merce ma combustibile. di benzina in italia ne abbiamo ma la trasportiamo tramite tir, il che farebbe molto scalpore data la pessima politica dei trasporti diretti indirettamente da fiat-iveco per lo sviluppo di autostrade al posto della ferrovia. ce lo dicono persino nel format "la storia siamo noi" che abbiamo guadagnato un rapido sviluppo dell'asfalto contro la ferrata, con enormi difetti di costruzione ovunque.
ecco il primo inghippo.
si tratta di gpl.
a cosa ci serve tutto quel gpl???
nessuno a quanto pare non si è posto la domanda ma sarebbe molto natuale.
cerchiamo di fare mente locale a cosa c'è prima di quel treno.
ci sono delle pubblicità, guarda a caso, di auto.
lo stato fa svendere le auto a combustibile alternativo.
sembra molto intelligente la cosa ma fra tutte le scelte alla fine cosa useremo come veicolo? fiat, guarda a caso, che ha messo a tutti, o buona parte di questi, l'impianto di conversione a combustibile alternativo.
il prescelto di fiat e, poi, dei suoi diretti concorrenti, quali chevrolet su tutti, è il gpl.
risalendo a questo abbiamo una risposta.
la causa del maggior trasporto di gpl attraverso l'italia con i treni è l'incremento quasi insensato di veicoli a gpl, mi scuso per il giro di parole.
bisogna rifletterci perchè oggi è il gpl e domani l'idrogeno.
tutto questo controcorrente rispetto a una naturale evoluzione tecnologica e di servizio di mezzi più pubblici e meno privati, più ecologici e meno radi.
venerdì 26 giugno 2009
the after design
giovedì 25 giugno 2009
lunedì 22 giugno 2009
Difetti di Fabbrica
Di fatto seguiamo quello che ci dicono e non commentiamo i problemi. Ci scherziamo. Risa amare. Si pensa in genere che tutto non si possa cambiare e con questo ci lamentiamo e accontentiamo.
Molti progetti si limitano e non proseguono per limiti di produzione. Si parla di limite tecnologico, di sottosquadri, di utopie formali e di stati dell'arte raggiungibile in serie limitata. Questi sono i problemi che si sentono. Ciò sono sicuramente anche una spinta allo sviluppo. Ne sanno qualcosa quelli dei reparti dei videogioche che nelle ultime settimane hanno visto all'E3 di las vegas la rincorsa all'interattività esperibile come ha iniziato a fare nintendo con la wii.
La storia sembra però limitarsi ai luoghi dell'informatica da intrattenimento. Una costipazione di un senso di innovazione che sembra, a occhio italiano, non uscire dalle scatole colorate dei giocattoli e di alcuni cellulari.
Ma i servizi?
Esiste la possibilità con tutta questa tecnologia di poter migliorare i servizi pubblici? Esiste senza condizionale.
Migliorare la burocrazia con archiviazione intelligente via digitale. Ottimizzare i tempi in rapporto alla densità di popolazione e richiesta. Aumento dell'uso dei mezzi pubblici per sensibilizzare e decongestionare il traffico. Uso di treni migliorati per un uso massivo sia per un discorso di orari che di utenza.
Sembra di dire boiate da ecologista ma il tempo di crisi attuale non facapire politiche di prezzo e investimento lontane dalla realtà che si va delineando.
Non si capisce perché se i prezzi aumentano la tecnologia non avanza.
Non si crede che sia possibile avere automatizzazioni là dove sarebbero necessarie.
La gente si accontenta ma si lamenta comunque e non gode.
I progetti che circolano intorno a noi sono pessimi perché non ci rispettano, quasi ci rifiutano, come se fossero prodotti da alieni per altri alieni.
Riflettere su cosa é, a cosa serve, come funziona, come si usa e come lo ripongo spesso é messo da parte per prezzi di sottobanco e mai messi in chiaro sul dove siano stati spesi.
Difetti macroscopici venduti per miglioramenti e innovazione sbeffeggiata per la sua utilità.
Fa imprecare tutto questo perché siamo inermi a certi fatti.
venerdì 19 giugno 2009
Riflessione sui progetti in cantiere
Serve delineare un modus operandi di creazione e affinamento che ricordi che i progetti sono miei e non di chi mi ha messo il voto.
Servirà almeno un mese a progetto. Sono almeno 20 progetti ormai... Dovrei prendermi 2 anni sabbatici :(
Questo é un dilemma pensando che sono senza il pc e con altri lavori da fare e una tesi di dottorato da smuovere.
Spero in bene.
giovedì 18 giugno 2009
Un mese con la RC1
Sono riuscito a installare tutto con estrema tranquillità e a configurare là dove vista e in generale win si fermava.
Molte cose sono più semplici.
Una su tutte l'installazione di device da rete locale, l'esempio di un pc come quello su cui lavoro in laboratorio é calzante.
Di seguito arriva la nuova barra con le molteplici funzionalità. Direi che é molto simpatica al primo impatto e poi non se ne può fare a meno, ve lo dico davvero facendo spesso passaggi a sistemi differenti come xp, ubuntu, vista e osx.
L'UAC regolabile é una delle ciliegine sulla torta. Ci si sente più proprietari del pc e meno sottopostia controlli tipo antiterrorismo.
Un fatto che nessuno ricorda é che il sistema é molto ma molto più leggero e performante dei win precedenti, facendo un confronto ideale fino al 3.1 che tanto mi permetteva di cancellare anche il file manager e affini.
La grande smentita arriva dal virtual xp che non può entrare in funzione senza una degna cpu e un bios completo. Il caso vuole un dual core con il bios configurato per virtualizzare. Se ciò mancasse tale osannata funzione non sarà compatibile col pc.
Ma la domanda rimane: tenendo conto che buona parte dei programmi gira su 7 tranquillamente, ho provato di tutto e nessuno cede, a che serve virtual xp?
Il mistero si infittisce.
Per il resto si scopre che si ha bisogno della barra zoommabile come i mac perché a un certo punto finisce lo spazio e diventa scomodo dividere fra desktop e start.
Alla fine spenderò la cifra che vogliono per prenderlo perché é figo!
Buon Giorno
La prospettiva é attendere il disco del sistema operativo che deve arrivare da Spezia a Genova tramite passamano, più sicuro delle poste.
Comunque in parte si sopravvive.
In parte perché il computer di lavoro non ha le licenze aggiornate con risultato che sono scadute da un giorno...per fortuna che esiste l'opensource e i freeware. Gimp mi ha quasi salvato ma inkscape no. Mancano all'appello programmi come flash, dreamweaver, 3d studio max, sketchup e rhinoceros. Non dimentichiamoci di studiotools.
La domanda sorge di prima mattina: ma se uno dovesse mettersi in proprio, dove li recupera 15000€ per acquistare i software?
Il dubbio si infittisce pensando ai prestiti delle banche. Saranno così sensibili da offrire soldi al primo designer che passa? Non credo proprio.
Io come progettista posso essere molto promettente e avere alcuni progetti in produzione, ma ammortizzare quel costo risulta sempre elevato agli inizi.
La pirateria dei software sembra la soluzione ideale del caso.
Dubbi di primo mattino.
mercoledì 17 giugno 2009
Prove tecniche
Ma rimane un problema che forse si risolverà nei prossimi giorni. Sono stato abbandonato dall'instancabile portatile.
Spero di potervi aggiornare sul triangolo :)
giovedì 11 giugno 2009
mercoledì 10 giugno 2009
non è questione di meritocrazia
non direi che si tratti di vero marcio, della mafia e dei vecchi, parlerei di anzianità di forma e sostanza. la questione in altre parole verte sul fatto che è sempre funzionato e perchè cambiarlo costa.
l'idea di portare rispetto a chi ogni giorno studia, o chi termina lo studio o chi finisce lo studio per riprenderlo, sia doveroso.
da una parte serve a chi studia essere cosciente di voler imparare e accrescere una cultura latente o molto spinta. un esempio sono coloro molto portati per certi studi che non fanno altro che perfezionarsi. un modo per dire che la cultura passa indenne anzi migliorata. un'idea molto darwiniana e ottimistica in questo senso.
dall'altra è necessaria a chi quella scintilla non cel'ha ma ha della cenere da cui nascere, perchè ha scelto di voler iniziare. allo stato attuale chi è iscritto all'università lo fa solo per studiare e non più per scappare dalla leva come 5 annni fa. il risultato ideale sarebbe che molti nonostante il blocco iniziale riescano a studiare, apprendendo aprendo la propria testa al nuovo.
la realtà è molto dura in certi casi quando si va a tastare la questione.
potrei essere giudicato razzista o molto bastardo, per dire qualche eufemismo: c'è gente che nonostante tutto riesce a non rientra nella visione a rose e fiori.
non c'è motivo di trovarli. dovrebbero essere in grado di giudicarsi e di rendersi conto dei limiti o della perdita di tempo. dovrebbero capire che il tempo dei licei e delle medie non esiste più nel tempo universitario.
una volta concepito questa idea di vivere lo studio bisogna quindi riflettere sul cosa accede.
chi finisce di studiare o cerca di prendere nuovi livelli a riguardo si trova come abbandonato nella strada.
che fa lo stato per poter far capire che ha dei meriti a parte donargli una pergamena con scritto il voto? perchè ritorna a casa o va a fare dei lavori limitanti per il proprio titolo di studio?
un delirio per capire se essere bravi serve ancora a qualcosa.
mercoledì 3 giugno 2009
provocazione del giorno che si conclude
non è detto che il biglietto da visita serva solo da essere consegnato a altre persone.
ora ditemi che cosa avrei fatto :D
rientro dal ponte
ora cerco di riprendermi e di andare a finire dei progetti che avevo in mente di fare.
prossimamente sui vostri monitor alcune cose che ho fatto e che pochi sanno quando li ho fatti.
venerdì 29 maggio 2009
alla ricerca di un cliente
provato su me stesso cosa vuol dire usarlo dapprima crea panico poi familiarità spinta. chi lo ha avuto da me si è da prima stupito per la singolarità e successivamente ha cercato spiegazioni sul suo funzionamento che va oltre quanto si possa vedere a occhio.
si tratta di un biglietto da visita unico nel suo genere.
se sapete attendere nei prossimi giorni arriveranno le foto di quanto sto dicendo.